L'acqua potabile diritto umano fondamentale
L'Assemblea Generale delle Nazioni Unite mercoledì 28 luglio 2010 ha definito "il diritto all'acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari un diritto umano fondamentale per un pieno godimento della vita e di tutti i diritti umani".
Il testo della risoluzione sottolinea che 884 milioni di persone al mondo non hanno accesso all'acqua potabile e 2,6 miliardi vivono in condizioni igienico sanitarie insufficienti.
L'Onu esorta dunque "gli stati e le organizzazioni internazionali a fare investimenti e a propiziare il trasferimento di tecnologie ai fini dell'assistenza e della cooperazione, con particolare riguardo ai paesi in via di sviluppo, con lo scopo di intensificare gli sforzi per garantire all'intera popolazione mondiale un accesso sostenibile all'acqua potabile e servizi igienici".
Si stima che ogni 15 secondi in Africa muoia un bambino per il mancato accesso all'acqua potabile.
Molti bambini percorrono 6 km al giorno per approvvigionarsi di acqua potabile e la distanza aumenta nei periodi di scarsità.
Una persona di un paese "ricco" percorre in media 6 km in una settimana.
I bambini che vivono in aree sprovviste di acqua sono costretti a trasportarla in contenitori che pesano anche 20 chili, il che è causa spesso di danni alla spina dorsale e al bacino.
Un cittadino nordamericano utilizza 1.700 metri cubi di acqua all'anno; la media in Africa è di 250 metri cubi all'anno.
La Commissione mondiale per l'acqua indica in 40 litri al giorno a persona la quantità minima per soddisfare i bisogni essenziali.
Con circa 40 litri noi italiani facciamo la doccia, per altri rappresenta l'acqua di intere settimane.
L'Italia è prima in Europa per il consumo d'acqua e terza nel mondo, con 1.200 metri cubi di consumi l'anno pro capite.
Più di noi soltanto gli Stati Uniti e il Canada. Rispetto ai parametri europei non possiamo invece che passare per spreconi: gli italiani consumano ad esempio quasi 8 volte l'acqua usata in Gran Bretagna.
Giampiero Cincotto
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